Il mitico

di Antonella Perilli

Si svegliò più angosciato di come era andato a dormire. Sapeva che le speranze di ritrovarlo erano scarsissime, ma non voleva rinunciarvi.

Perlustrò per l’ennesima volta la cassettiera, l’armadio, la lavatrice, ma poi dovette nuovamente arrendersi all’idea di aver perso il suo gemello.

Chissà se anche lui soffriva per l’improvvisa e crudele separazione. Probabilmente se la passava ancora peggio, finito per errore dentro una pattumiera o nell’innominabile buco nero in cui finivano quelli della loro specie.

Un’idea balzana trovò modo di affermarsi tra i suoi disordinati pensieri. Senza soffermarsi troppo sulla validità del suo progetto si mise al PC e digitò un breve testo.

È scomparso misteriosamente da casa un giovane calzino di colore nero con la scritta Lol in rosa. Non è abituato a stare da solo. Si prega di contattarmi urgentemente. Lauta ricompensa.

Il suo annuncio ricevette in poche ore migliaia di visualizzazioni e girò su tutti i social ricevendo consenso e suggerimenti di varia natura.

Per qualche giorno fu così indaffarato da non sentire più il dolore della perdita. Arrivarono mail, lettere e pacchi contenenti calzini da ogni parte del mondo, sembrava che l’intero pianeta gli fosse grato per aver portato alla luce un problema tanto comune quanto sottovalutato.

Con una dozzina di altri calzini, sensibili e coinvolti come lui, formò un Comitato internazionale con lo scopo di monitorare e arginare il fenomeno.

L’organizzazione crebbe al punto di diventare un’istituzione con tanto di apparati, fu costituita persino la Polizia calziaria.

Nonostante gli sforzi, però, i casi di ritrovamento e riappaiamento dei calzini furono così esigui da scoraggiare donazioni e investimenti per il prosieguo dell’attività.

Il calzino, caduto in miseria e abbandonato da tutti, si suicidò buttandosi dalla finestra.

Dopo un volo di 5 piani atterrò sulle robuste radici di un albero e con sua grande sorpresa vi trovó il suo gemello, sporco e in pessime condizioni, ma ancora in vita.

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